di Giada Ferrari

Riuso e riciclo significano sostenibilità e solidarietà

15 nov 2023
Alberto Greco, responsabile della filiera del riuso CautoImportante
il contributo
al dibattito
dell’Agenda Brescia
di Cooperati
-va Cauto e Colletta Alimentare:
due realtà che sanno unire sostenibili-
tà e solidarietà per creare un impatto positivo sulla comunitàEnrico Baruzzi, ambassador di Colletta Alimentare Alberto Greco, responsabile della filiera del riuso CautoImportante il contributo al dibattito dell’Agenda Brescia di Cooperati -va Cauto e Colletta Alimentare: due realtà che sanno unire sostenibili- tà e solidarietà per creare un impatto positivo sulla comunitàEnrico Baruzzi, ambassador di Colletta Alimentare

In un mondo in cui la produzione di beni e la distribuzione di cibo raggiungono cifre impressionanti, il concetto di sostenibilità e, in particolare di sostenibilità integrata cioè che unisce aspetti economici, ambientali e sociali, sta diventando sempre più cruciale. Ma tutto può avere una seconda vita, non solo gli oggetti, anche le persone, basta la sensibilità giusta. Lo dimostrano due eccellenti realtà, provenienti dalla provincia di Brescia: Cooperativa Cauto e Colletta Alimentare che uniscono sostenibilità e la solidarietà per creare un impatto positivo sulla comunità. «La sostenibilità è la strada che scegliamo ogni giorno coniugando la qualità dei servizi all’attenzione per l’ambiente e le persone», questo lo slogan di Cooperativa Cauto, che con i suoi trent’anni di storia e un fatturato di 30 milioni di euro, dimostra che la sostenibilità può essere il cuore di un'azienda di successo. Con 300 dipendenti, di cui il 45% proviene da percorsi di inserimento lavorativo, Cauto è un esempio di come il riuso possa trasformare vite e oggetti. «La sostenibilità è come una grande auto con tre ruote che collaborano tutte al movimento - dice Alberto Greco, responsabile della filiera del riuso in Cooperativa Cauto -. La prima ruota è la sostenibilità ambientale, la seconda è la sostenibilità sociale, e la terza è la sostenibilità economica reinvestendo i ricavi in percorsi di reinserimento lavorativo e sociale».

L’impegno
Cauto raccoglie abiti e dà loro una seconda vita, grazie all'abilità delle sarte che rielaborano i capi per poi riproporli a prezzi accessibili. La filiera è totalmente controllata da un partner europeo che garantisce che ogni passo viene fatto con responsabilità. Inoltre, Cauto promuove il consumo consapevole. «Ogni anno vengono prodotti 100 miliardi di capi, un numero che potrebbe riempire a tappo ben sei stadi di San Siro, tuttavia noi esseri umani non siamo così tanti - prosegue Greco -. Non è solo un problema di fast fashion, ma è anche il modo in cui ci comportiamo: dobbiamo imparare a comprare meno, a scegliere l’usato, a donare a chi è in difficoltà, a scambiare, fino a trasformare in stracci come facevano le nonne». Ricordandosi che, quando un capo non viene indossato per almeno due o tre anni è ora di disfarsene, portandoli a Spigolandia, il negozio Cauto in via Buffalora a Brescia o lasciandoli nei «contenitori di valore», i cassoni gialli di raccolta di abiti usati. Diverse sono poi le progettualità che Cauto mette in campo: dal «Progetto Banco di Comunità» ossia un'iniziativa di scambio che permette ai partecipanti di aumentare il proprio punteggio FIL (Felicità interna lorda), punti che possono essere «spesi» in tempo, oggetti, oppure altri capi. Si aggiunge lo «Swap Party» che l’11 novembre coinvolgerà il punto vendita Cauto presente nel centro commerciale Elnòs dove a fronte di un capo consegnato si riceve un gettone per acquistarne un altro. Infine, la nuova attività di riparazione e rigenerazione di attrezzature mediche e presidi sanitari: dalla carrozzina ai letti e ai deambulatori, per rimetterli sul mercato a prezzi convenienti. «È un unicum - chiude Greco -. Una famiglia in attesa di carrozzina dall’ASL è costretta ad affrontare dei tempi e dei costi altissimi, l’idea è di inserirsi in questa fetta è a sua volta un’attività sociale». La Colletta Alimentare, invece, è un’iniziativa nazionale promossa da Banco Alimentare che permette alle famiglie in difficoltà di ricevere sostegno alimentare, attraverso una serie di attività e azioni di volontariato. «La prossima colletta sarà il 18 novembre e richiamerà tantissimi volontari - spiega Enrico Baruzzi ambassador di Colletta Alimentare -. La mission è la stessa del Banco: la sostenibilità, il reintegro di persone e il recupero di tutta la filiera agroalimentare». Ogni anno, la Colletta Alimentare coinvolge 240 supermercati e 3.200 volontari in una raccolta alimentare che raccoglie, in un giorno, circa 1.000 tonnellate di cibo. A livello regionale, il Banco Alimentare Lombardia ha raccolto l’anno scorso ben 21.000 tonnellate, con un costo di esercizio di 2 milioni e 300mila euro e, esprimendo il cibo in euro, un valore di 60 milioni. Questo sforzo è parte di un movimento nazionale che coinvolge 11.000 supermercati e un esercito di 140.000 volontari. «La solidarietà - afferma Baruzzi -, è contagiosa». La Colletta Alimentare accetta donazioni di prodotti non deperibili, che vengono poi distribuiti alle strutture caritative, aiutando le famiglie in difficoltà «Sono 1150 le strutture caritative che ruotano intorno a Banco Alimentare Lombardia - dice Baruzzi -. Fatta la raccolta delle derrate alimentari vengono realizzate scatole per la consegna, ognuna di essa viene divisa per tipologia, e poi si passa alla distribuzione». Le strutture, per accedere ai servizi di Banco Alimentare, devono iscriversi all’associazione e fare una denuncia indicando il numero di famiglie che sostengono e aiutano quotidianamente. «Da lì vengono calcolati circa 500 grammi di cibo a persona al giorno e, moltiplicando ancora, si calcola quanto deve essere consegnato alla struttura». La donazione di derrate alimentari è quasi un modo per «aggiungere un posto a tavola», ma la solidarietà si può esprimere anche unendosi all’azione, ossia entrando a far parte del gruppo di volontari. «Basta iscriversi sul sito per partecipare alla Colletta - chiude Baruzzi -. Inoltre, la Colletta per le scuole superiori rilascia anche crediti formativi a fronte dell’attività di volontariato». La speranza ora è ottenere i risultati degli scorsi anni, considerando le difficoltà già superate con il covid e le nuove insidie legate alla guerra.

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