«Il calo delle nascite emergenza nazionale Bisogna agire subito»

La sostenibilità demografica 20 dic 2022

 «La denatalità? Un’emergenza nazionale da affrontare con azioni immediate e con programmi a medio lungo termine». Le idee sono chiare di fronte a numeri che fotografano la situazione che sta velocemente accelerando: sempre meno giovani che entrano nel mondo del lavoro e sempre più persone che vanno in pensione. Ad analizzare il quadro attuale è il direttore di Local Area Network, Luca Romano, che oggi a Verona presenterà la ricerca realizzata per questa occasione: «Aver previsto il tema della natalità in un ciclo sulla sostenibilità è non solo particolarmente indovinato - è il suo commento - ma mi appare essenziale alla luce dei dati. La sostenibilità demografica o sociale sta ampiamente sopravanzando, per importanza, quella ambientale. I numeri che misurano la denatalità sono estremamente eloquenti. Abbiamo fotografato l’andamento della natalità su base comunale, tra il 2002 e oggi, nelle province di Brescia, Verona e Vicenza: nelle valli bresciane e sulla montagna vicentina, compresa una zona della piana tra Berici e Euganei del Basso Vicentino, la riduzione di nati supera il 50 per cento. Alcune zone del veronese e del bresciano a nord sul Garda, la Valbrenta, Asiago, la valle dell’Agno e Vicenza città si assestano tra un meno 30 e un meno 50 per cento. Nel Bresciano e nel Vicentino, i comuni in cui la natalità è cresciuta si contano sulle dita di una mano. Nel Veronese la situazione è migliore nella parte meridionale del Garda e nella fascia di comuni a sud del capoluogo scaligero». Un fenomeno che è accelerazione. «Un andamento spiegabile per due motivi: si restringono in previsione le fasce demografiche della maternità, e quindi, sono meno le donne potenziali madri e, in secondo luogo, le famiglie di immigrati, che soprattutto nelle scuole elementari nei passati decenni avevano compensato la diminuzione degli autoctoni, stanno assumendo lo stesso profilo culturale degli italiani e hanno cominciato mediamente a fare meno figli. Gli immigrati hanno rallentato la percezione del calo demografico. La loro consistenza segue l’andamento del mercato del lavoro. Dopo un picco nel 2008 sono diminuiti per la crisi del 2009, poi sono ricresciuti fino alla seconda crisi del 2013 per risalire con picco nel 2018 e ridiscendere nel 2019 e 2020, dimezzando la percentuale di due anni prima». E poi c’è il tasso di ricambio che Lan ha misurato per mostrare la correlazione tra denatalità e mercato del lavoro. «La fascia tra i 55 e i 64 anni, quella che sta gradualmente uscendo dal lavoro - continua Luca Romano - tra il 2002 e il 2021 è aumentata del 35 per cento a Vicenza e del 34 per cento a Brescia e a Verona. La crescita, invece, della fascia tra i 15 e i 24 anni, che sta entrando nel mercato, è cresciuta rispettivamente del 6, 7,6 e 6,9 per cento ovvero a ritmi cinque-sei volte inferiori degli adulti. Il risultato è impressionante: sono molti di più coloro che stanno andando in pensione di quelli che cominceranno a lavorare. Stiamo andando verso un punto di rottura proprio per la contrazione prospettica dei nuovi nati e dei giovani che entreranno nel mondo del lavoro in rapporto alla consistenza dei pensionamenti». Che fare? «Intanto prendere atto che siamo di fronte a un’emergenza nazionale che va affrontata nel breve periodo con azioni appropriate e nel medio lungo con altre compatibili con le prime. Se si inverte il trend adesso, i benefici cominceranno tra dieci, dodici anni. Nel breve periodo è indispensabile agire su due pilastri: ridurre l’emigrazione giovanile e programmare un’immigrazione mirata, anche qualificata. Non tutti i territori soffrono allo stesso modo. La demografia è inclemente nelle aree di margine, lontane dai servizi e dall’attrattività dei consumi urbani. Nel medio lungo periodo, invece, può agire una forte azione sulle strategie per la maternità, iniziata con l’assegno unico. Dobbiamo saper ridisegnare l’organizzazione sociale e dei servizi - conclude il direttore di Local Area Network - in modo che le donne che scelgono di diventare madri lavorando aumentino e non diminuiscano».

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